below-sea-levelIn una base militare dismessa, con un poligono di tiro ancora in funzione, a 190 miglia da Los Angeles e 120 piedi sotto il livello del mare, c'è una comunità che vive senza poliziotti, pompieri, governo, elettricità, acqua...
[didascalia iniziale del film]





Se il livello del mare corrisponde alla superficie, quindi a un grado zero dell'immagine (individuato nel momento dell'apparizione di un'immagine che non vuol dire nulla, che è, esiste, senza sapere di esserlo e che non vuole rimandare a significati ulteriori, a un messaggio e a una morale - spesso, a una morale della favola, intesa come fabula - perché bastevole del suo esserci) Rosi esplora un livello inferiore, un sotto zero, dove la forma si congela in caratterizzazioni, in figure fortemente tipizzate. Il "meno" è il segno che viene posto prima di ogni inquadratura, come se il non voler dire nulla celasse sotto di sé un voler dire meno, o il meno possibile. In Below sea level a venir meno è l'unità narrativa, dispersa in varie storie, resa plasticamente dalla desertificazione dello spazio, ridotto a un piano vuoto senza coordinate, sul quale ogni singolo personaggio traccia il suo recinto, alza il suo cubicolo di lamiere, in cui inscenare una sua piccola storia in lieve sconnessione dalle altre. Ecco quindi che il grado dell'immagine sale già di un livello prossimo allo zero: la camera guarda dal basso verso l'alto per scrutare quanto manca per raggiungere la superficie sotto la quale questi personaggi si erano nascosti. La superficie corrisponde al piano della rappresentazione, all'essere visibili: la narrazione del sé dei personaggi prova a colmare il distacco tra l'invisibile e il visibile, come se, per esistere, fosse loro necessario non tanto l'essere quanto l'essere rappresentati, l'essere contemplati in un racconto, o meglio, nella ballata in via di composizione nel corso del film.

Below sea level può essere frainteso per un prequel di Sacro GRA, il film con cui Rosi ha vinto il Leone d'oro all'ultima Mostra veneziana: ma se nel primo lungometraggio lo spazio sembrava esaurito e i personaggi arenati, immobili, Sacro GRA si pone come il tentativo di girare un film sul girare: girano le pecore, le nuvole, le stagioni, come le auto intorno al raccordo anulare, come un uomo lungo il periplo di una stanza. Gira anche lo sguardo: trovato un perno, la camera ruota e descrive un cerchio, e la suburra romana sembra una scenografia montata appositamente per il film. Tutto appare cartonato, persino i personaggi sembrano possedere solo due dimensioni, prigionieri della loro rappresentazione da guitti: sin dalla prima inquadratura s'intuisce il loro carattere da caretteristi, e quando la camera tornerà su di loro, li troveremo identici, come ci erano apparsi all'inizio.
Se Below sea level è orizzontale, cioè tendente a un orizzonte ulteriore, Sacro GRA è un film sulla fascinazione del cerchio, sull'intima certezza (o speranza) che tutto resti uguale, che pur andando avanti si torni al punto di partenza: il centro dell'impero può essere pure squassato da crisi inenarrabili, ma nei borderline si vuol vedere un modo perpetuo di stare fermi nel mondo, incurante della storia e dei suoi sconvolgimenti. Un modo del tutto fittizio, rassicurante solo per chi cerca di vederlo ed ha bisogno dell'eternarsi della pacchianeria della nobiltà decaduta, della burineria romana, dei mestieri antichi e dei tipi strampalati per star tranquillo che nulla possa cambiare anche per lui, che il suo sguardo non possa mai perdere la posizione preminente, centrale, nei confronti della periferia. Si stempera quindi la netta contrapposizione di classe di Below sea level, dove veniva espressa la volontà di essere fuori e lontano dal centro, per lasciar luogo alla rassegnata constatazione nostrana di essere stati dimenticati.

Come sia stato possibile questo passaggio ce lo può indicare il lungometraggio intermedio ai due, El sicario - Room 164, in cui il vero protagonista è lo spazio della stanza, elemento posto in posizione ulteriore nel titolo, presentato quasi come fosse un'aggiunta al soggetto principale del film (il sicario, sempre in scena, unico personaggio, sola voce udita che narra la propria vicenda) ma che diventa preminente man mano che il corpo del killer si oggetivizza, minimizzato a postura. L'individuo non è più quindi creatore di spazi (come in Below sea level) piuttosto un suo risultato (meccanismo simile a quanto sarebbe avvenuto in Sacro GRA). Lo spazio della stanza, chiuso, rappresenta meglio del racconto verbale stesso la condizione del sicario, la sua costrizione al ruolo, la sua perdita di libertà di movimento, il suo dibattersi entro una storia che lo vede come mera marionetta. La stanza trova il suo perfetto correlato oggettivo nel foglio bianco che il sicario utilizza per rappresentare la sua vicenda, per rendere visivamente, attraverso scarobocchi e figurine stilizzate, i meccanismi del narcotraffico ai quali doveva sottostare: senza rendersi conto che anche il suo corpo, deprivato del volto (costretto a farlo per salvare la propria integrità) è diventato figurina stilizzata che si agita fra i fantasmi presenti nella stanza.

Le stilizzazioni e le parole del sicario tentano di colmare la distanza tra ricordo e momento della loro ripresentazione dinanzi alla camera, inducendo chi guarda ad immaginare il passato del protagonista; tale produzione di immagini è assente in Sacro GRA, dove il racconto è circoscritto nel qui ed ora del raccordo anulare. In Below sea level, di contro, il passato è sempre presente, le sue tracce sono intellegibili nelle vicende rappresentate dei personaggi, che immaginano non tanto un futuro quanto una dimensione contigua all'attuale, ulteriore, in superficie: solo per essere presenti al mondo visibile.





Titolo: Below Sea Level
Anno: 2008
Durata: 105
Origine: ITALIA, USA
Colore: C
Genere: DOCUMENTARIO
Specifiche tecniche: 35 MM
Produzione: 21ONEPRODUCTIONS

Regia: Gianfranco Rosi

Attori: Lily (Lily Doctor); Ken (Bus Kenny); Cindy (Hair Stylist); Michael (Mike Bright); Carol (Carol Bulletproof); Wayne (Insane Wayne); Sterling (Water Guy).
Soggetto: Gianfranco Rosi
Fotografia: Gianfranco Rosi
Montaggio: Jacopo Quadri

Riconoscimenti

Reperibilità


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