Esiste nel cinema di Claire Denis uno sguardo (quello della macchina da presa) che comprime i volti e i corpi, che non li lascia da subito sfiatare; esiste cioè una contrazione fisica iniziale che è tensione emotiva, a bloccare il corpo stesso, quello di un padre e di una figlia, corpi presenti che si toccano, si prendono per mano, mangiano insieme ma che ancora non hanno visto un punto di fuga, lo sfogo, un cambio di direzione (che in Trouble every day coincideva, ad esempio, con l’atto cannibale, il sapore del sangue, e qui è esigenza di ritornare alla vita reale, all’amore) e si preannuncia nell’attrito del tram che si sfrega con queste due esistenze trattenute nell’affetto famigliare, nel vuoto di un padre che ha perso sua moglie e di una figlia che gli resta amorevolmente accanto: una vita ovattata in cui l’uno protegge l’altro ma che si scortica un po,’ come la fine del giorno, quando Lionel torna a casa dopo aver osservato un cielo che fila i colori, scorrendo nella calma serale mentre lui guida un tram.


Il tramonto brilla sui fili tramviari: 35 Rhums si apre nell’apnea di un quadro sognante (brillavano così anche le acque del fiume in Trouble every day, dalle luci della notte) e la musica, in particolare dei Tinderstickis, non straborda mai e non rattoppa zone morte, non abbellisce, non aggiunge, accompagna, vivifica l’immagine stessa. Lionel percorre questo limbo o stadio intermedio in cui si resta a guardare i passaggi della propria esistenza (passaggi di tram) che scorrono sullo stesso binario e che diventa metafora di una ripetizione che si blocca sempre sullo stesso punto per ricominciare daccapo.

Ma da questo sfondo la Denis allarga il campo visivo e, sottotraccia, crea una tessitura di rapporti più ampia, sedimentata dal tempo, in attesa: Noè, vicino di casa innamorato di Josephine; Gabrielle, che vorrebbe darsi a Lionel sempre e che si sporge ogni sera dalla finestra nell’attesa di rivederlo tornare a casa. In ogni caso si tratta ancora di fantasmi che galleggiano (quel tipo di sospensione sull’acqua che ricorda una scena del film Nenette et boni): c’è qualcuno o qualcosa che ancora li tiene in superficie (e non si sa se questi siano i vivi o i morti) ed ecco allora la necessità di cambiare percorso per non rimanere atrofizzati, per non morire sopra il ferro di un binario (come accade per il collega di Lionel, suicida perchè incapace di accettare il suo pensionamento).

Meglio il deragliamento per scoprire il buco, la mancanza che deve essere vuotata: gli ingranaggi cedono, si esce fuori pista ed è magistrale come la Denis riesca a compiere questo “colpo di scena” attraverso il corpo stesso (ma quello della Denis è un cinema sui corpi) e allora si passa dal corpo-tram al corpo-macchina che poi è corpo-fantasma: non si è più sui binari ma un’automobile conduce verso quel punto di fuga che li esporrà all’imprevedibilità della vita: piove, di notte, ci si scortica ancora un po’, svestiti dall’acqua che lava tutto e purifica, si giunge al vero contatto, a un ballo in un bistrot desolato, dove, a luci basse, la musica chiude la definizione e diffonde il desiderio. Il tempo è gestazione dell’amore o, come direbbe Rilke, “amare è durare” e allora non si può dire che è finita fin quando non si sceglie di morire, non si può dire che è finita se nel frattempo si è già rinati in un affetto reciproco di legami coltivati nel tempo.

Si corre fuori, si compie l’ultimo viaggio tra padre e figlia per prendere congedo dalla propria moglie/madre/fantasma sepolto, per riprendere vento in faccia, dormire sull’erba vicini, a ricordare quell’istante come un eterno “qui”, passato, presente, futuro, un “qui” come un nido ancora caldo anche se di lì a poco verrà abbandonato ed è così minimale il suo filmare qualcosa che sta cambiando perché la vita è in eterna mutazione di sè e il fantasma galleggiante del passato ritorna a riposare in un luogo più lontano, ingoiato e mandato giù dall’ultimo trentacinquesimo bicchiere di rhum.





Titolo: 35 Rhums
Anno: 2008
Durata: 100
Origine: Francia, Germania
Colore: C
Produzione: SOUDAINE COMPAGNIE, PANDORA FILM PRODUKTION, ARTE FRANCE CINEMA, WDR/ARTE, SOFICA COFINOVA 4 AND SOFICINEMA 4, CANAL+, TPS STAR

Regia: Claire Denis

Attori: Alex  Descas (Lionel); Mati Diop (Joséphine); Nicole Dogué (Gabrielle); Grégoire Colin (Noé); Jean-Christophe Folly (Ruben); Ingrid  Caven (Djédjé) Apali Eriq (Ebouaney)
Fotografia: Agnès Godard
Musiche: Tindersticks
Montaggio: Guy Lecorne

Riconoscimenti

Reperibilità


http://www.youtube.com/watch?v=C1pzaanlWf8

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